Primo soccorso aziendale: le patologie tempo dipendenti

Sommario

Ogni anno sono circa 1400 i decessi sul lavoro, un numero che potrebbe essere ridotto applicando delle manovre di primo soccorso aziendale e formando e addestrando il personale. Una media di 120 decessi al mese, detti anche morti bianche, con proiezioni all’aumento di anno in anno. Ogni giorno, in ogni angolo d’Italia, si verifica un incidente che provoca il decesso di una persona. Un padre o madre di famiglia, una donna, un giovane che inizia a realizzare i primi passi per costruirsi un futuro. Sono tutte storie che sembrano non appartenerci fin quando non ci toccano direttamente. Al massimo diremo “quanto ci dispiace”, ma dopo qualche minuto saremo riassorbiti dalla nostra routine.
Eppure, quelle “storie bianche”, dovrebbero prima indignarci e poi dovrebbero scatenare in noi un forte coraggio. Il coraggio di cambiare le cose, perché solo così potremo iniziare a ridurre il numero di decessi sui luoghi di lavoro.

Dati statistici sugli infortuni sul lavoro

La fascia d’età maggiormente colpita oscilla tra i 55 e 64 anni mentre la minima oscilla tra i 25 e i 34 anni d’età. Gli ultimi dati INAIL (Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro) indicano come prima causa di morte gli incidenti che avvengono in strada attestandosi intorno al 45% dei decessi totali.

“Le denunce di infortunio sul lavoro presentate a INAIL entro il mese di ottobre 2022 sono state 595.569, in aumento del 32,9% rispetto alle 448.110 dei primi 10 mesi del 2021 (+41,3% rispetto alle 421.497 del periodo gennaio-ottobre 2020 e +11,5% rispetto alle 534.314 del periodo gennaio-ottobre 2019)”.

Fonte citazione: INAIL Open Data.

Secondo le denunce e i casi indennizzati si riesce a comprendere quali siano i distretti corporei maggiormente colpiti da infortunio:

  • Arti superiori 36%;
  • Arti inferiori 26%;
  • Colonna vertebrale 15%;
  • Testa 13%;
  • Torace ed organi interni < 10%.

Dal punto di vista traumatologico la natura delle lesioni sono rappresentate maggiormente dalle lussazioni, distorsioni e distrazioni per circa il 29%. Seguono le ferite lacero-contuse (28%) e le fratture (16%).

Il fenomeno è in crescita in tutti i settori, dall’industria al commercio, dal settore sanitario all’agricoltura.
Il compito dei datori di lavoro, degli RSPP (Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione) e degli HSE (Health, Safety & Environment) è quello di attuare una corretta e approfondita analisi del rischio. La continua analisi degli ambienti lavorativi/produttivi deve avere lo scopo di ridurre a zero il rischio d’incidente e relativo infortunio. 
Oltre a ciò, è fondamentale formare il personale per effettuare manovre di primo soccorso aziendale sia base che avanzate. Soprattutto, per acquisire competenze nelle procedure di movimentazione ed evacuazione delle vittime in zone sicure.

Primo soccorso aziendale normativa

Le norme alle quali si deve far riferimento per il primo soccorso aziendale sono quelle descritte:

  • Nel D.lgs. del 9 Aprile 2008, n.81 – Testo Unico sulla salute e sicurezza sul lavoro, in particolare l’Art.45:

Il datore di lavoro, tenendo conto della natura della attività e delle dimensioni dell’azienda o della unità produttiva, sentito il medico competente ove nominato, prende i provvedimenti necessari in materia di primo soccorso e di assistenza medica di emergenza, tenendo conto delle altre eventuali persone presenti sui luoghi di lavoro e stabilendo i necessari rapporti con i servizi esterni, anche per il trasporto dei lavoratori infortunati.

  • Nel DECRETO 15 luglio 2003, n. 388 Regolamento recante disposizioni sul pronto soccorso aziendale:

Il datore di lavoro, tenendo conto della natura della attività e delle dimensioni dell’azienda o della unità produttiva, sentito il medico competente ove nominato, prende i provvedimenti necessari in materia di primo soccorso e di assistenza medica di emergenza, tenendo conto delle altre eventuali persone presenti sui luoghi di lavoro e stabilendo i necessari rapporti con i servizi esterni, anche per il trasporto dei lavoratori infortunati.

  • Nell’INTERPELLO N. 2/2012 del 15/11/2012 – Formazione addetti primo soccorso:

L’obbligo di formazione per i lavoratori incaricati dell’attuazione delle misure di primo soccorso può ritenersi assolto solo nel caso in cui le modalità - anche con riguardo ai requisiti dei formatori - la durata e il contenuto teorico-pratico di detti corsi siano pari o di livello superiore a quello previsto dal D.M. 15 Luglio 2003, n. 388, sia come numero di ore che come argomenti trattati.

Corso primo soccorso aziendale: formazione ed informazione dei lavoratori

Uno dei problemi principali per gli infortuni sul lavoro ricade sotto l’aspetto formativo ed informativo dei lavoratori in materia di primo soccorso aziendale. Principalmente, perché l’offerta formativa dei corsi base è enormemente limitatarispetto a quanto poi realmente serve in caso di emergenza sanitaria.
Altrettanto limitato è l’assortimento in dotazione alle comuni cassette di primo soccorso diffuse in tutti i luoghi di lavoro. Ricordo che queste sono obbligatorie secondo DM388 e differenti in base al numero dei lavoratori.

In molte realtà industriali in caso di emergenza si cerca di far affidamento alle forze pubbliche (1-1-2 / 1-1-8 / 1-1-5).

Quello che però non è compreso è che in molte realtà produttive, il normale personale incaricato al soccorso (medici, infermieri e volontari), senza adeguata messa in sicurezza, senza l’adeguato equipaggiamento di protezione individuale (imbraco, autorespiratori, ecc.) e soprattutto senza una adeguata formazione, non potranno mai intervenire in sito. Tuttalpiù, attenderanno l’infortunato in una zona sicura al fine di operare sempre in massima sicurezza, proteggendosi da potenziali rischi connessi all’ambiente lavorativo. 
L’unico ente che può intervenire, esterno agli operatori aziendali, sono i Vigili del Fuoco. Anche qui però, bisogna fare una importante considerazione. Prima che i Vigili del Fuoco mettano in campo le procedure di recupero e trasferimentodella vittima passeranno dei minuti. La domanda che dobbiamo porci è la seguente: “L’infortunato ha una patologia tempo dipendente o no?”. O meglio:

“L’infortunato ha la possibilità di attendere un tempo così lungo o metto a rischio la sua sopravvivenza per la mancanza di procedure interne di soccorso e trasferimento?”. 

Queste domande dovrebbero essere ricorrenti in chi si occupa di valutare tutta una serie di rischi correlati. E dovrebbe comprendere quanto sia importante formare delle squadre interne di pronto intervento dotate di attrezzature e dispositivi idonei a procedere in autonomia. In particolar modo, nella prima fase emergenziale di un infortunio sul lavoro. Queste procedure di primo soccorso aziendale assicurerebbero l’infortunato in un minor tempo al personale sanitario aumentandone la curva di sopravvivenza
Infatti, le patologie tempo dipendenti necessitano di trattamento immediato affinché si possa innalzare la percentuale di sopravvivenza. Fra queste troviamo ad esempio, l’arresto cardiaco improvviso, l’emorragia massiva, le sindromi da sospensione e i traumi spinali solo per citarne alcune.

Oggi, in molte aziende non sono presenti i DAE (Defibrillatori Automatici Esterni) e non sono presenti nemmeno lacci emostatici per il controllo delle emorragie.

Non viene neanche erogata formazione tecnico-sanitaria ad alta specificità ed alta specializzazione. La conseguenza è quella di contribuire inesorabilmente al numero di vittime citato precedentemente. 
Quando si chiede il perché non si sia pensato di migliorare i propri standard di sicurezza, le risposte sono quasi sempre le solite. Infatti, ci si aggrappa sempre alla NON OBBLIGATORIETA’ nel disporre di presidi e dispositivi medici al di fuori di quelli citati nel testo unico. Addirittura, di non disporre presidi o dispositivi medici per le responsabilità che si determinano in caso di loro utilizzo. (DAE Docet).

Ci piace sottolineare che SOCCORRERE NON È UN REATO.

Davanti ad un evento tragico, come quello dell’infortunio sul luogo di lavoro, dimostrare di aver ottemperato alle norme e aver raggiunto maggiori livelli di formazione ed equipaggiamento sia in ottica individuale che in ottica di presidi, determinerà un maggiore senso di tutela della salute del lavoratore. Questo a livello giuridico è molto rilevante.

Quello che per molti oggi è una perdita di tempo, per molti altri significa perdere la vita.

Alla luce di tutto questo, il solo corso primo soccorso aziendale non è sufficiente per addestrare il personale agli eventi che possono capitare su un luogo di lavoro.

Primo soccorso aziendale nelle patologie tempo dipendenti

Quando analizzo le procedure di soccorso nelle varie aziende, mi capita spesso di imbattermi in frasi tipo: “Per emergenza chiamare il 118”, “Chiamare i Vigili del Fuoco” oppure “Entrare nell’area, caricare l’infortunato sulla barella e portarlo fuori”, ecc.
Questo purtroppo denota una ignoranza totale della gestione del soccorso e delle sue componenti. Nonché una valutazione pressoché nulla dei rischi e delle relative procedure e sicuramente nessun addestramento al personale.

È chiaro che chiamare l’1-1-8 o l’1-1-2, a seconda delle regioni, è la prima cosa da fare nella catena di sicurezza, ma il compito della squadra di primo soccorso aziendale non finisce li.

tutte le fasi della catena di sicurezza

Gli unici addestrati e preparati per entrare in uno spazio confinato sarebbero i Vigili del Fuoco: ma potrebbero volerci parecchi minuti prima del loro arrivo. Ad esempio, se fossero impegnati in una grave emergenza, dovrebbero prima portare a termine quel compito.
E una volta giunti sul posto, dovrebbero comunque capire cosa è successo, come entrare, come portare fuori il ferito, ecc. e passerebbero altri preziosi minuti.

Ricordiamo che nel lavoro “l’emergenza”, con l’accezione che diamo di solito a questo termine, non esiste.

L’emergenza è un terremoto o un meteorite che ti cade sulla testa. Il fatto che un lavoratore possa sentirsi male in uno spazio confinato o subire un trauma, è un evento che deve essere valutato (Documento di valutazione dei rischi), previsto e pianificata la procedura di soccorso.
È una normale attività di lavoro.
E il personale deve essere addestrato ad intervenire, così come è addestrato ad ogni altra procedura nell’ambiente di lavoro.
La procedura di primo soccorso aziendale deve tener conto prima di tutto della sicurezza dei soccorritori stessi e poi di una serie di attività per evacuare il ferito. Bisogna avere cura non solo di portare la persona all’esterno, ma di farlo in modo tale da non causargli ulteriori traumi e non peggiorare la situazione clinica già compromessa.

In tutto questo, ci sono alcune patologie che sono chiamate tempo dipendenti.

Ovvero che necessitano di un intervento immediato per arginare i danni, prima di qualunque altra operazione. Intervento da effettuarsi appena arrivati sulla vittima.
Queste patologie sono:

  • Emorragie massiva interne o esterne;
  • Arresto cardiaco;
  • Ustioni.

Sono patologie che se non curate immediatamente portano il quadro clinico del paziente in una situazione che potrebbe essere irrecuperabile e di conseguenza alla morte o all’inabilità permanente.
Pertanto, se lo spazio in cui si trova la vittima lo consente e non è prevedibile un’evoluzione critica delle condizioni dell’ambiente, bisogna intervenire con gli opportuni presidi. Ovvero bisogna applicare tutte le manovre previste per il primo soccorso aziendale utilizzando gli opportuni presidi e dispositivi di protezione.
Vediamo cosa sono queste patologie, come riconoscerle e i pericoli che ne derivano. Ho chiesto a Marco Cerminara, specialista in emergenza extra-ospedaliera, di parlarci di queste patologie, come riconoscerle e come intervenire.

Emorragia massiva esterna

Una delle patologie tempo dipendenti che necessitano immediate manovre di primo soccorso aziendale è l’emorragia esterna. Si tratta di una complicanza che si verifica spesso nel paziente traumatizzato ed è una delle prime cause di shock.
Il corpo umano non è “progettato” per perdere sangue e un’alterazione del volume di liquido circolante potrebbe indurre situazioni potenzialmente letali per l’infortunato. Se non trattato in pochissimi minuti la vittima potrebbe morire. L’obiettivo del soccorritore è quello di riconoscere precocemente un’emorragia massiva ed agire immediatamente al fine di arrestare il deflusso di sangue. È necessario quindi preservare quanto più volume possibile di sangue circolantegarantendo così maggiore ossigenazione ai tessuti.

Le Emorragie possono presentarsi in diversi distretti corporei.

Per ognuno di questi vi sono tecniche e presidi di primo soccorso aziendale che possono essere utilizzati dal soccorritoreper evitare che la vittima vada incontro a morte. Le fuoriuscite di sangue maggiormente controllabili sono quelle esterne a carico degli arti inferiori e degli arti superiori (gambe e braccia). Questo perché in questi casi si riesce ad ottenere una percentuale di successo che si aggira intorno all’80%.
Il “vantaggio anatomico” di braccia e gambe risiede nel fatto che siamo in grado, attraverso dei dispositivi medici specifici (Tourniquet), di comprimere i vasi sanguigni contro una sola parete ossea (omero/femore). Di conseguenza si ha la sicurezza di poter applicare una pressione equamente distribuita, con posizionamento del laccio alla radice della coscia per gli arti inferiori e a livello ascellare per gli arti superiori.

Schema arteria brachiale

Emorragia massiva interna

Come quella esterna anche l’emorragia interna necessita di immediate manovre di primo soccorso aziendale. Infatti, l’emorragia interna è una di quelle situazioni in cui il trasporto rapido in struttura ospedaliera è strettamente necessario in quanto, spesso, sono causate da fratture. A secondo poi di quale distretto osseo viene colpito possiamo avere minori o maggiori perdite di sangue.
Per il soccorritore extra-ospedaliero è importante considerare la quantità di energia ripartita sul corpo dell’infortunato (Corso PHTC). Questo è necessario per identificare in modo corretto quali danni e quali regioni anatomiche sono coinvolte nel meccanismo di lesione.

Le fratture del femore e del bacino sono quelle più preoccupanti.

In questo caso potremmo tranquillamente perdere circa 1-2 lt di sangue per il femore e maggiore ai 2 lt per la lesione del bacino. Seguono in ordine di stima di perdita di sangue frattura ossea tibia e perone con circa 0,5-1 lt e omero con 0,5-0,75 lt. Inoltre, radio e ulna con  0,25-500 ml e infine costa con 0,125 lt. Una lesione del solo femore potrebbe causare da solo circa il 30/40% della perdita totale del volume ematico con conseguente shock ipovolemico.
La valutazione del paziente in questi casi deve essere svolta con la massima accuratezza senza sottovalutare potenziali lesioni multiple a carico delle strutture ossee.

In questi casi, per poter avere una stima ideale di quanto possa essere la perdita totale di sangue, dovremmo sommare i valori di riferimento per struttura e meccanismo di lesione.

Ad esempio, se avessi un paziente con una frattura bilaterale/biossea di tibia e perone potremmo stimare una perdita interna di circa 3-4,5 lt di sangue. La conseguenza sarebbe rischio decesso elevato se non riconosciuto e trattato in modo adeguato.
Tra le lesioni più gravi dobbiamo evidenziare quelle a carico della pelvi visto che da sola può generare una potenziale emorragia massiva interna incontrollabile. Le lesioni dell’anello pelvico sono associate a tassi di mortalità che oscillano dal 9% al 20% (Fonte American College of Surgeons on Trauma).
Le fratture a carico della pelvi possono essere principalmente classificate in tre tipologie differenti:

1.    Shear Verticale;

2.    Impatto Laterale;

3.    Open Book – “Libro Aperto”.

esempi di fratture del bacino

In questi casi il soccorritore può ricercare determinati segni specifici tra cui ematomi distesi nella zona retroperitoneale (vedi foto 4) causato dalla presenza di un’emorragia interna.

Questo spazio retroperitoneale può arrivare a contenere circa 4lt di sangue. Altri due importanti parametri da considerare sono la pressione sistolica e la frequenza cardiaca. Valori >100 bpm di frequenza cardiaca e <100 mmhg di pressione sistolica (comunemente chiamata pressione massima) possono essere predittori di shock emorragico. In questo caso applicare una cintura pelvica è altamente consigliato.

esempi di cinture pelviche da usare nel primo soccorso aziendale

Arresto cardiaco e uso del DAE

Anche l’arresto cardiaco è una patologia tempo dipendente che interessa il primo soccorso aziendale. Infatti, il rischio di arresto cardiaco in ambiente industriale è una preoccupazione crescente per la salute e la sicurezza dei lavoratori. L’arresto cardiaco è una delle principali cause di morte sul posto di lavoro.
Gli spazi confinati come le cisterne, le fosse di manutenzione e i pozzi di ventilazione, presentano un rischio particolare di arresto cardiaco. Infatti, in questi ambienti la scarsa ventilazione e la presenza di gas pericolosi possono causare difficoltà respiratorie e aumentare il rischio di arresto cardiaco.

In caso di arresto cardiaco in un ambiente confinato può essere difficile per i soccorritori intervenire rapidamente e salvare la vita della persona interessata.

Gli infortuni che possono provocare un arresto cardiaco in ambiente industriale sono molteplici, tra cui:

  • Sforzi fisici eccessivi, come sollevare pesi pesanti;
  • Traumi, come cadute o incidenti con attrezzature;
  • Esposizione a sostanze tossiche;
  • Trauma psicologico, come lo stress e lo shock.

In generale, è importante che le aziende abbiano in atto delle procedure di emergenza per gestire l’arresto cardiaco. Ad esempio, la disponibilità di un DAE (defibrillatore) e la formazione del personale su come utilizzarli. In caso di arresto cardiaco in ambienti confinati, è fondamentale che ci siano piani di emergenza specifici per garantire un intervento tempestivo e salvare la vita del lavoratore.

Ustioni

Le ustioni sono patologie tempo dipendenti e richiedono manovre di primo soccorso aziendale. Sono lesioni della pellee degli altri tessuti del corpo causate da calore, elettricità, sostanze chimiche, radiazioni o luce. Nel settore industriale, le ustioni possono essere causate da sostanze chimiche, calore generato da macchinari e attrezzature, radiazioni o scintille.

Esistono tre gradi di ustioni:

  • Primo grado: causano rossore, gonfiore e dolore;
  • Secondo grado: causano vesciche e danni ai tessuti più profondi della pelle;
  • Terzo grado: causano danni ai tessuti profondi, possono essere causa di cicatrici e persino amputazioni.

Le conseguenze delle ustioni possono essere gravi e a lungo termine.

Le ustioni di primo e secondo grado possono causare dolore e cicatrici permanenti. Le ustioni di terzo grado possono causare la morte a causa del danno ai tessuti vitali e possono anche causare la perdita di funzioni del corpo come la capacità di muoversi e sentire.
Per prevenire le ustioni nel settore industriale è importante che i lavoratori siano adeguatamente addestrati sui rischi e sulle precauzioni da prendere. Inoltre, le attrezzature e i macchinari devono essere mantenuti in buone condizioni e utilizzati correttamente. In caso di incidenti, è importante che i primi soccorsi siano forniti tempestivamente e che i lavoratori interessati siano adeguatamente assistiti.

Nei prossimi articoli entreremo nello specifico di ciascuna patologia tempo dipendente e parleremo dei presidi più adatti per intervenire su queste patologie.

Articolo scritto in collaborazione con Marco Cerminara, Emergency & Clinical Specialist.

Marco è uno Specialista in Soccorso avanzato in emergenze Extraospedaliere. Da diversi anni si occupa di formazione in emergenza extra-ospedaliera operando soprattutto in ambiente impervio e nel sistema territoriale d’emergenza-urgenza 1-1-8/1-1-2.
Lo studio della medicina e l’esperienza sul campo gli consentono di poter mettere a disposizione il know how acquisito. Collabora con diverse figure professionali nella ricerca di soluzioni e procedure idonee applicabili in caso di emergenza sanitaria.

Per maggiori informazioni sul primo soccorso aziendale o sulla formazione BLSD (Basic Life Support Defibrillation), PHTC (Pre-Hospital Trauma Care) e Bleeding Control (controllo emorragie) nella tua azienda compila il form che trovi qui sotto.

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