PLE: consigli su DPI e su sistemi di evacuazione

Sommario

Cosa sono le PLE

Le PLE (Piattaforma di Lavoro Elevabile) sono dispositivi mobili utilizzati per portare operatori a determinate altezze per lavori temporanei in quota. In questo modo si rende possibile accedere a punti altrimenti difficili da raggiungere.
Esistono diverse tipologie di PLE, ognuna con specifiche caratteristiche e applicazioni, sia per lavori interni che esterni e possono raggiungere altezze che variano significativamente in base al modello.
Le PLE sono classificate in base alla loro mobilità, presenza di stabilizzatori, tipo di movimento (verticale, telescopico, a pantografo) e alla capacità di sbracciare e livellarsi su terreni inclinati. Alcuni esempi includono le semoventi cingolate tipo ragno che hanno la capacità di raggiungere circa 50 m di altezza. Oppure, anche le semoventi verticali a pantografo ideali per movimenti verticali fino a circa 35 metridi altezza.

L’utilizzo delle PLE è regolamentato da normative specifiche che stabiliscono obblighi relativi alla sicurezza, manutenzione e formazione degli operatori.

Il D.Lgs. 81/2008 e l’Accordo Stato Regioni del 22/02/2012 sono le principali normative che disciplinano l’uso delle Piattaforme di Lavoro Elevabili in Italia. Entrambe le normative richiedono che gli operatori siano adeguatamente formati e autorizzati dal datore di lavoro. Inoltre, è necessario che gli operatori possiedano un’abilitazione valida ottenuta tramite un corso PLE per una formazione specifica e che siano idonei al lavoro in quota.

Consigli sui DPI

Il dibattito riguardante la scelta del dispositivo anticaduta più adatto per l’uso su PLE una genera conflitti paragonabili alle rivalità più accese. A volte simili a quelle tra tifosi dell’Inter e del Milan, tra pisani e livornesi o tra chi sostiene l’uso della panna sulla carbonara e chi difende l’aggiunta dell’ananas sulla pizza.
Menzionare l’argomento sui social scatena infinite disquisizioni su leggi, norme, circolari, decreti, dinamiche aerodinamiche, gravità, legge sul moto armonico e perfino la legge di Murphy
Rivelo subito il mio personale pensiero: a mio parere e per la mia esperienza, consiglio sempre di usare un buon retrattile da 2 mt operante in fattore 2 (dal basso verso l’alto).
Come questo in foto:

DPI retrattile della CAMP modello Cobra

Il retrattile dovrà essere collegato ad un’imbracatura EN 361, al punto di attacco sternale o dorsale. Non bisogna assolutamente usare le semplici cinture di posizionamento

E se avrete la voglia di continuare a leggere vi spiegherò le motivazioni tecniche che sostengono questo mio pensiero.
Prima di dettagliare le mie ragioni, faccio alcune premesse:

  • La priorità è proteggere il lavoratore, la sua salute e la sua sicurezza;
  • La scelta dei DPI richiede un’analisi dei rischi approfondita, a carico del datore di lavoro;
  • Ogni DPI presenta rischi residui da considerare nell’analisi;
  • Bisogna anche valutare la tendenza dei lavoratori a eludere le norme per convenienza o per una malintesa virilità. Seguendo sempre le regole, gli infortuni diminuirebbero notevolmente;
  • Il mio consiglio su un DPI specifico non esclude l’adeguatezza di altri: è come quando preferisco un 353-2 al posto di un retrattile su piani inclinati o un moschettone a triplo movimento invece di uno con ghiera a vite;
  • Bisogna sempre verificare con attenzione quello che è riportato sul manuale del produttore della PLE e dei singoli componenti del sistema anticaduta.

Tralasciamo naturalmente di parlare di tutti qui lavoratori che sulle PLE non utilizzano nessun dispositivo, perché “tanto da lì non si cade“.

Con quella categoria di persone non c’è nessun discorso sui DPI per PLE che tenga.

operatore che lavora su una PLE

Allo stesso modo non consideriamo tutti quei comportamenti errati che fanno parte del lato oscuro dell’uso della Piattaforma di Lavoro Elevabile. Anche con questi, non c’è nulla da fare.

Errori da non fare su una PLE
Errori da non fare su una PLE
Errori da non fare su una PLE

Punti di aggancio del sistema anticaduta sulla PLE

Il sistema anticaduta su una PLE deve essere sempre collegato ai punti previsti dal costruttore della macchina, che devono essere facilmente identificabili e possono avere forme diverse.

Punti di aggancio su una PLE
Punti di aggancio su una PLE
Punti di aggancio su una PLE
Punti di aggancio su una PLE
Modalità di aggancio alternative su una PLE

La norma di riferimento è la UNI EN 280-1:2022 Piattaforme di lavoro mobili elevabili – Parte 1: Calcoli per la progettazione – Criteri di stabilità – Costruzione – Sicurezza – Esami e prove. Puoi scaricare la normativa QUI.
È entrata in vigore il 14 aprile 2022 ed ha sostituito la vecchia EN280:2015.
Con la vecchia norma i punti di aggancio del sistema di sicurezza dovevano avere una resistenza di 3 KN. Con la nuova EN 280 questo limite è stato innalzato a 6 KN.

Nessun altro punto sulla struttura può essere utilizzato, anche se spesso si vedono collegamenti di questo tipo.

Errori da non fare su una PLE

Su alcune vecchie PLE si trovano delle barrette angolari molto sottili oppure punti di aggancio che infondono poca fiducia. In questo caso nulla vieta di integrare al punto di ancoraggio una fettuccia che prenda anche una parte di struttura del cestello. Il moschettone del sistema anticaduta dovrà naturalmente essere inserito sia nella fettuccia che nel punto di ancoraggio previsto.

Modalità di aggancio alternative su una PLE

DPI utilizzati

Normalmente trovo alcuni operatori che sostengono che l’attività di lavoro sulla PLE deve essere gestita come una “trattenuta” perché il lavoratore non deve poter uscire dalla piattaforma. È vero che, in un contesto ideale, il lavoratore dovrebbe rimanere all’interno del perimetro del cestello della PLE. Per questo motivo, alcuni addetti adottano cordini di posizionamento EN358, che però talvolta risultano difficili da regolare.
Nel migliore dei casi, questi cordini vengono agganciati all’attacco sternale o dorsale del dispositivo anticaduta. Invece nel peggiore dei casi, vengono fissati a uno solo dei due anelli di una cintura di posizionamento.
In una situazione classica di trattenuta però l’ancoraggio è stabile e immobile, e l’operatore ha degli spostamenti limitati. Altrimenti si perde il concetto stesso di trattenuta.

Il problema nell’utilizzo di una PLE è che la piattaforma non è stabile e sia l’operatore che il punto di ancoraggio possono subire sollecitazioni intense o addirittura cadute.

Ciò può avvenire a causa di:

  • Spostamenti;
  • Urti;
  • Incastramenti della piattaforma;
  • Buche incontrate durante il movimento della PLE;
  • Ribaltamenti della PLE dovuti a difetti tecnici;
  • Cedimenti dei supporti a terra che provocano il ribaltamento del cesto.

Qui potete trovare un interessante opuscolo di IPAF sui rischi dell’Effetto Catapulta sulle PLE.

Di conseguenza, a seguito di una sollecitazione così intensa, possono originarsi delle forze che incidono sia sul corpo dell’operatore, sia sul sistema di protezione anticaduta che sull’ancoraggio.
È sufficiente cercare su YouTube o sui social per trovare numerosi video in cui le persone vengono violentemente proiettate fuori dal cestello a causa di manovre scorrette o di cedimenti strutturali.
Le forze in gioco in un effetto catapulta possono essere molto elevate, pari a quelle generate in una caduta dall’alto.

incidenti sul lavoro
incidenti su una PLE
incidenti su una PLE
incidenti sul lavoro

Pertanto, non si può parlare propriamente di trattenuta, ma è necessario l’impiego di un adeguato sistema di protezione anticaduta.

Tale sistema deve essere regolabile e mantenuto il più corto possibile, al fine di prevenire una possibile espulsione dal cestello.
Non ha senso disporre di un sistema di protezione anticaduta per poi lasciarlo completamente allentato, come nella foto qui sotto:

operatore con sistema di trattenuta che lavora su una PLE

Questo accade quando i sistemi di protezione anticaduta richiedono una regolazione manuale e, purtroppo, l’operatore non ha l’inclinazione a regolare il sistema ogni volta che si muove all’interno del cestello. Di conseguenza, tende a lasciarlo impostato sempre alla massima estensione.

Il sistema di protezione anticaduta deve essere equipaggiato con un apposito dissipatore di energia conforme alla norma EN355.

Il dissipatore rappresenta spesso un punto critico per coloro che sostengono che non si debba utilizzare un sistema anticaduta sulle PLE. Questo avviene solitamente a causa di una parziale mancanza di conoscenza sul funzionamento del dispositivo stesso.
Per un’analisi dettagliata del meccanismo, vi consiglio di leggere il mio articolo sull’Assorbitore di energia.
In sintesi, il dissipatore è un dispositivo intelligente: infatti, in condizioni normali si presenta come una fettuccia di 30 cm, ma si attiva (si “apre”) quando necessario.

Questo significa che in caso di attivazione, se non fosse per il dissipatore, tutta la forza da esso assorbita si scaricherebbe sull’operatore e sull’ancoraggio, con potenziali conseguenze molto gravi.

Pertanto, il dissipatore serve a proteggere sia l’operatore che l’ancoraggio.
Inoltre, considerando che la maggior parte dei dissipatori si attivano a una forza che varia tra i 3,5 e i 4 Kn, il loro utilizzo è fondamentale anche per proteggere l’ancoraggio della PLE. Infatti, quest’ultimo ha una resistenza limitata a soli 3 Kn o 6 Kn secondo le nuove normative.

La critica più frequente all’uso del dissipatore è che, aprendosi fino a 170 cm come previsto dalla norma EN355, l’operatore potrebbe rischiare di toccare il suolo. Alternativamente, potrebbe non mantenere lo spazio di sicurezza di 1 metro sotto i piedi quando rimane sospeso nel vuoto.

È importante sottolineare che il dissipatore non si estende automaticamente alla sua lunghezza massima, ma solo per la porzione necessaria a ridurre la forza d’arresto entro un limite sicuro.

Di conseguenza, potrebbe “aprirsi” solo di alcuni centimetri, a seconda della necessità.
Perché il dissipatore si estenda completamente, le forze in gioco devono essere particolarmente elevate, come spiegato nell’articolo che ho citato e che invito a leggere per maggiori dettagli.
Facciamo un esempio, ma ipotizziamo che per un difetto o un sabotaggio il dissipatore si apra completamente.

Consideriamo l’uso di un retrattile da 2 metri con un dissipatore lungo 98 cm, come quello raccomandato all’inizio di questo articolo.

Quando l’operatore si trova all’interno del cestello il suo punto di attacco dorsale è posizionato a circa 40 cm dal parapetto. In caso di caduta fuori dal cestello, con blocco immediato del retrattile e completa estensione del dissipatore, l’anello dorsale dell’operatore finirebbe per sporgere di 58 cm oltre il parapetto.
Considerando che il parapetto è alto 110 cm e che convenzionalmente l’anello sternale si trova a 150 cm dai piedi dell’operatore, quest’ultimo si ritroverebbe con le gambe e i glutei appena sotto il livello della piattaforma.

In una situazione standard, è improbabile che l’operatore tocchi il terreno anche se la PLE fosse completamente abbassata.

infografica su una PLE
infografica su una PLE

Ecco perché, a mio parere, un dissipatore da 2 Mt come il Cobra 2 di C.A.M.P. certificato EN 360 è la scelta migliore.
Il dispositivo retrattile ha la capacità di autoregolarsi, mantenendo l’operatore nella posizione più corta possibile e, in caso di attivazione, il dissipatore ha comunque un’escursione limitata.
Dalla mia esperienza, i lavoratori preferiscono utilizzare questo sistema al tradizionale “cordino regolabile”, che spesso viene percepito come scomodo o fastidioso. Inoltre, il dispositivo potrebbe essere gestito come un DPI in dotazione alla macchina, piuttosto che come equipaggiamento personale. Naturalmente, questa scelta deve essere fatta dal datore di lavoro, valutando attentamente i rischi e i benefici associati.

Nell’aprile 2017 sono stati presentati sul mercato alcuni nuovi dispositivi retrattili certificati anche DIN 19427:2017.

La norma riguarda i “Dispositivi di protezione individuale contro le cadute – Dispositivi di protezione individuale contro le cadute dall’alto per l’impiego in piattaforme aeree di lavoro”. È una norma tecnica tedesca che riguarda specifici DPI anticaduta da usare sulle PLE. Questa norma prevede, tra altre cose, che i dispositivi mantengano la forza di dissipazione al di sotto dei 3 KN.
I dispositivi omologati secondo questa normativa riportano questo pittogramma:

Pittogramma norma DIN 19427:2017

Per un approfondimento su questi sistemi vi invito a leggere l’articolo di Emanuele Mazzieri, Coordinatore Nazionale di IN-SAFETY®, sui Mini Blocker EN 360 certificati per le PLE.

Il sistema Anticaduta con dissipatore è consigliato anche nelle linee guida della regione Lombardia sull’uso delle PLE.

Qui invece trovate un opuscolo prodotto dal D-A-CH-S sui DPI contro la caduta dall’alto durante l’uso di PLE a braccio estensibile e attrezzature multifunzionali. L’opuscolo è stato redatto da un gruppo di lavoro internazionale (Germania, Austria, Svizzera e Alto Adige) con lo scopo di perseguire regolamenti standardizzati internazionali per sistemi di protezione contro le cadute dall’alto nei lavori in quota.
Un’ultima cosa da sottolineare è che i DPI dovranno essere utilizzati soltanto all’interno del cestello. Assolutamente, non è possibile utilizzare una PLE come punto di ancoraggio per lavori su altre superfici.

Sistemi di evacuazione dalla PLE

Una questione molto discussa riguarda il problema dell’evacuazione da una piattaforma di lavoro elevabile che rimane bloccata in altezza. In circostanze normali, se il sistema principale di movimentazione fallisce, esiste una procedura di emergenza che prevede l’intervento di un operatore a terra. Questo operatore, utilizzando comandi meccanici di emergenza, può svuotare il circuito idraulico e riportare la PLE alla posizione di riposo.

È cruciale, quindi, che ci sia sempre un lavoratore a terra pronto a eseguire questa manovra di emergenza.

Tuttavia, emergono dei problemi quando erroneamente tutti gli operatori sono sulla piattaforma o se, per qualche ragione, i comandi idraulici di emergenza non funzionano. Ad esempio, a causa di un guasto del sistema o perché la piattaforma è bloccata da un ostacolo.
Altre situazioni problematiche possono verificarsi in caso di emergenze ambientali come incendi, alluvioni o terremoti, che potrebbero spingere gli operai a lasciare il cantiere abbandonando chi si trova sulla piattaforma malfunzionante.

È importante sottolineare che l’uso di scale o di altre PLE per raggiungere il cestello e trasferire le persone non è assolutamente un’opzione valida.

Questo pone seri interrogativi su quali siano le misure di sicurezza e le procedure di emergenza adeguate in queste situazioni. Enfatizzando la necessità di prevedere sistemi di evacuazione alternativi e sicuri per gli occupanti della piattaforma bloccata.

Nello scenario descritto, dove l’evacuazione immediata da una piattaforma di lavoro elevabile bloccata diventa critica e non è possibile attendere l’intervento dei Vigili del Fuoco per vari motivi, l’importanza di un sistema di autoevacuazione diventa evidente.
Questi motivi possono includere:

  • Ambiente con scarsa comunicazione: che impedisce di avvisare i soccorsi tempestivamente;
  • Condizioni climatiche o meteorologiche avverse: che richiedono una rapida messa in sicurezza degli occupanti;
  • Instabilità della macchina: che potrebbe portare al ribaltamento della piattaforma;
  • Pericolo imminente dovuto a situazioni ambientali in aggravamento: come incendi, terremoti o alluvioni;
  • Presenza di rischi interferenziali: come linee elettriche o condutture, che potrebbero complicare ulteriormente le operazioni di salvataggio;
  • Operatore incosciente appeso fuori dal cestello con macchina bloccata.

In queste circostanze, un sistema di autoevacuazione idoneo diventa un requisito essenziale per garantire la sicurezza degli occupanti.

Tale sistema dovrebbe includere:

  • Dispositivi di discesa controllata: che permettono agli occupanti di abbassarsi a terra in modo sicuro e controllato;
  • Kit di evacuazione di emergenza: come dispositivi e corde specificamente progettate per l’auto-salvataggio in situazioni di emergenza;
  • Formazione e addestramento specifico: essenziale per assicurare che tutti gli occupanti siano capaci di utilizzare correttamente i dispositivi di autoevacuazione in caso di necessità.

Gli scenari descritti rappresentano situazioni di emergenza diverse che possono verificarsi su una piattaforma elevatrice.

Ognuna di queste situazioni ha le sue specifiche sfide e requisiti per l’evacuazione sicura degli occupanti.
Vediamoli in dettaglio:

  1. Autoevacuazione di salvataggio con una o più persone sulla piattaforma. In questo scenario, gli occupanti devono essere preparati e addestrati all’uso di dispositivi di discesa controllata o kit di evacuazione di emergenza. La chiave è la capacità di agire in modo indipendente, utilizzando le attrezzature disponibili per scendere in sicurezza;
  1. Evacuazione di un compagno con malore ma parzialmente collaborativo con due o più persone sulla piattaforma. Qui, la collaborazione tra gli occupanti è fondamentale. Una persona in grado di muoversi può assistere quella con malore, utilizzando tecniche e attrezzature di evacuazione che permettano a entrambi di raggiungere il suolo in sicurezza;
  1. Evacuazione di una persona appesa fuori dal cestello e con macchina bloccata con due o più persone sulla piattaforma. Questa è probabilmente la situazione più pericolosa tra quelle menzionate. Richiede un intervento immediato per prevenire l’insorgere di ulteriori pericoli, come la sindrome da sospensione inerte. A questo proposito ti consilgio la lettura dello studio realizzato da C.A.M.P.: Progetto Sospesi – Fase 1 e Progetto Sospesi – Fase 2. Le persone sulla piattaforma devono utilizzare l’equipaggiamento di sicurezza per stabilizzare e recuperare la persona appesa, cercando di riportarla a terra.

Nel caso di una persona incosciente presente dentro al cestello,  l’evacuazione diventa significativamente più complessa.

Dobbiamo considerare il rischio elevato di infortunio nell’effettuare manovre di evacuazione senza l’adeguata formazione e esperienza. Quindi, l’opzione più sicura è prestare le prime cure possibili e attendere i soccorsi specializzati. Questo scenario sottolinea l’importanza di avere accesso immediato a comunicazioni di emergenza e di addestrare il personale. Non solo sull’uso delle attrezzature di sicurezza, ma anche sulle tecniche di primo soccorso, specialmente la RCP e il Bleeding Control.

Esistono due tipologie di kit di evacuazione da impiegare per garantire la sicurezza degli operatori in situazioni di emergenza sulle PLE o in altri contesti lavorativi ad alto rischio.

Ecco una sintesi di entrambi i sistemi:

1. Sistema di autoevacuazione.

Questo sistema cala l’operatore a terra a velocità controllata, senza intervento da parte dell’operatore stesso. Un esempio è il Supersaver di MArk Save a Life che è certificato secondo la norma EN 341. Questo dispositivo permette a più operatori di calarsi alla velocità controllata di circa 1 m/s, offrendo un metodo sicuro e affidabile per l’autoevacuazione in caso di emergenza. La certificazione EN 341 assicura che il dispositivo soddisfi specifici standard di sicurezza e prestazione nel contesto dell’evacuazione.

Sistema di evacuazione Supersaver di Mark Save a Life

Qui invece un video di un addestramento in un noto parco di divertimenti, avvalendosi però di un ancoraggio esterno alla PLE:

2. Kit di emergenza.

Questo kit è composto da vari elementi, tra cui un discensore (per il controllo della velocità di discesa), una fune di lunghezza adeguata e delle fettucce di ancoraggio per stabilire punti di attacco sicuri. Potrebbe esserci anche un eventuale pastorale per raggiungere un compagno appeso e in difficoltà. Questo kit richiede una maggiore interazione e abilità da parte dell’operatore per l’uso efficace durante l’evacuazione, enfatizzando l’importanza di una formazione approfondita e di un addestramento regolare.

Entrambi i sistemi evidenziano l’importanza di una pianificazione attenta, di una formazione adeguata e di un addestramento costante.

Questo per garantire che gli operatori siano preparati a gestire situazioni di emergenza in modo sicuro ed efficiente. La capacità di utilizzare correttamente questi dispositivi può fare la differenza cruciale nelle operazioni di salvataggio, minimizzando i rischi per gli operatori coinvolti.

Dispositivo di CAMP
Dispositivo di CAMP
Siamo disponibili ad offrire supporto per ulteriori approfondimenti, come un sopralluogo e la pianificazione congiunta delle procedure necessarie, come sempre con un ‘approccio professionale e una consolidata dedizione alla sicurezza sul lavoro.
È essenziale che le aziende interessate a migliorare la sicurezza dei loro lavoratori in quota prendano seriamente in considerazione queste opzioni e investano nella formazione e nell’equipaggiamento adeguati.

Per informazioni tecniche o commerciali sui DPI e i sistemi di evacuazione per PLE Contattami

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