Sommario
Nelle operazioni di lavoro in spazi confinati il dispositivo EEBD (Emergency Escape Breathing Device) è un dispositivo indispensabile, ma spesso sconosciuto.
Infatti, nella gestione di un salvataggio in ambienti confinati ci sono diversi rischi da tenere in considerazione. Ad esempio, cadute dall’alto, cadute di travi, presenza di sostanze tossiche o nocive, assenza di ossigeno, presenza di gas infiammabili, condizioni microclimatiche, illuminazione, ecc.
Senza dimenticare le caratteristiche psicofisiche sia della vittima che dei soccorritori e le caratteristiche dello spazio confinato in cui si interviene. Ma anche la tipologia di infortunio, i tempi del soccorso, ecc.
Aspetti inerenti il soccorso in spazi confinati
Uno degli aspetti più importanti è sicuramente quello della protezione delle vie respiratorie.
Infatti, secondo il documento di INAIL sulla sorveglianza degli infortuni mortali, il 52,2 % degli infortuni gravi o mortali negli spazi confinati è dovuto all’esposizione a gas pericolosi.
Per questo, quando si lavora in spazi confinati è bene avere sempre con sé un rilevatore multigas che segnali prontamente eventuali problemi nella composizione dell’aria.
Il rilevatore di gas naturalmente dovrà sempre essere mantenuto efficiente e si dovranno effettuare le operazioni previste di bump test, taratura e calibrazione.
Un buon rilevatore di gas avrà inserito anche un sistema di rilevazione di immobilità, con comunicazione verso l’esterno tramite rete cellulare. In alternativa, va benissimo anche un sistema di comunicazione radio ATEX.
Se il rilevatore emette un allarme è bene abbandonare immediatamente l’area contaminata. Se però l’operatore rimane bloccato nell’ambiente, spesso è necessario entrare per soccorrerlo.
Difficilmente capitano problemi di contaminazione dell’aria in un ambiente classificato NO ENTRY RESCUE.
Infatti, questi ambienti solitamente sono quelli più semplici, con accessi comodi e ventilati e dove l’operatore è a breve distanza dall’ingresso.
In ogni caso, è sempre e comunque necessario analizzare bene l’ambiente prima di entrare e procedere con il rilevatore multigas.
Invece, nel caso di un salvataggio negli spazi confinati classificati ENTRY RESCUE i soccorritori potrebbero dover disporre di autorespiratori (SCBA) o dei sistemi airline per accedere all’ambiente e salvare la vittima.
Questo dipende dalla valutazione del rischio e dalla Procedura di salvataggio.
Nel momento in cui si raggiunge la vittima, se l’ambiente è contaminato, la prima cosa da fare è fornirgli una sorgente di aria respirabile.
Questo può esssere fatto in due modi:
- Utilizzo di una frusta aggiuntiva allo SCBA con una maschera apposita;
- Utilizzo di un dispositivo EEBD.
Nel primo metodo, l’utilizzo di una seconda frusta comporta il fatto di avere un ingombro in più che in un’operazione di salvataggio in spazi confinati non è un aspetto cosi irrilevante. Inoltre, comporta anche lo svantaggio di dover utilizzare l’aria di una bombola per due persone, dimezzando cosi i tempi di intervento e creando ansia agli operatori che stanno gestendo l’intervento.
Per quanto riguarda il secondo metodo, l’EEBD è un dispositivo composto da una sacca che contiene una bombola di aria respirabile e un cappuccio da indossare.
È un dispositivo che tutti i maggiori produttori hanno a catalogo e sono tutti più o meno simili.
Caratteristiche del dispositivo EEBD
L’EEBD è utile sia per una autoevacuazione ovvero quando l’operatore sente l’allarme lo indossa ed esce dall’ambiente, sia in operazione di salvataggio.
Come caratteristiche minime un dispositivo EEBD dovrebbe avere:
- Erogazione dell’aria a flusso continuo: se la persona è svenuta e fa fatica a respirare da solo, ancora più se deve respirare con un sistema a sovrapressione come quello di uno SCBA.
- Durata di almeno 15 minuti: significa che una bombola deve contenere almeno 3LT di aria a 200 bar con un’erogazione a flusso continuo di 40 lt/min: 3×200 = 600 lt/40 =15 min. Una persona normalmente respira circa 13-18 lt/min e in una situazione di affanno può tranquillamente superare i 60 lt/min. Un erogazione di 40 lt/min è sufficiente per uscire in tranquillità dall’ambiente contaminato.
- Erogazione automatica dell’aria: L’uscita dell’aria si deve attivare in automatico appena si apre la sacca e si estrae la maschera.
- Cappuccio grande che copre tutto il volto: un’ampia maschera e un collare elastomerico sono necessari per potersi adattare facilmente a tutte le tipologie di persone: uomo, donna, bambino, con capelli lunghi o barba o occhiali, ecc. La visiera ampia è necessaria invece nel caso di un autoevacuazione per poter vedere bene l’area di uscita anche in presenza di fumo. Al contrario una maschera facciale come quella di uno SCBA, rischia di non aderire bene al volto dell’infortunato e di non isolarlo al meglio dall’ambiente contaminato.
È bene pertanto portalo sempre con sé quando si entra in spazi confinati o anche non confinati, sospetti di inquinamento.
Oppure lo si può predisporre in un armadietto con vetro frangibile, sempre a disposizione nella zona delle operazioni.
È un dispositivo che deve essere rigorosamente utilizzato solo per l’evacuazione dall’ambiente come ad esempio gli spazi confinati. E’ bene non utilizzarlo per una normale attività di lavoro e nemmeno per entrare a soccorrere.
Infatti, serve solo per uscire, non per entrare…
Come tutti gli APVR è soggetto ad una manutenzione periodica definita dal produttore. Inoltre, deve essere controllato eriodicamente tramite l’apposito manometro affinché la bombola sia sempre carica ed efficiente.
Nelle mie attività di formazione o addestramento noto spesso che questo dispositivo è sconosciuto anche agli RSPP o HSE.
Con una spesa di poche centinaia di euro ci si può dotare di un dispositivo che può realmente fare la differenza in una operazione di salvataggio o di evacuazione.
E cosa succede se l’evacuazione da uno spazio confinato dura più di 15 minuti?
In questo caso bisegnerà procedere attentamente a priori con la valutazione della procedura di salvataggio. Il rischio è che anche le bombole degli operatori non siano sufficienti per completare la procedura.
In questo caso la difficoltà delle operazioni potrebbe richiedere una strumentazione più complessa. Ad esempio, potrebbe essere più utile entrare con sistemi airline e avere magari alcuni EEBD disseminati verso l’uscita o anche una frusta aggiuntiva per la vittima, ecc.
Approfondirò questo aspetto in un prossimo articolo.
Il modello ELSA di 3M Scott Safety
Ho chiesto a Roberto Arteconi, tecnico commerciale per 3M Scott Safety, di presentarci il loro modello di EEBD che si chiama ELSA.
Scott Safety è un’azienda statunitense famosa in tutto il mondo per la produzione di sistemi di protezione delle vie respiratorie. E’ primo fornitore di tutti i Vigili del Fuoco americani e i suoi autorespiratori sono diventati ormai famosi anche grazie alle grandi produzioni cinematografiche, dove spiccano sulla schiena dei pompieri americani che intervengono negli incendi e nelle maxi emergenze. Scott Safety è stata acquisita qualche anno fa dal gruppo 3M.
ELSA è un escape da 15 minuti che utilizza una bombola da 3 lt a 200 bar, contenuta in una borsa arancione ben visibile. Nella parte sinistra c’è una patella chiusa con velcro che quando si apre trascina con sé un fermo che sblocca l’erogazione di aria dalla bombola.
L’operatore estrae l’ampio cappuccio con collare elastomerico e lo indossa molto facilmente. Il cappuccio, oltre a proteggere le vie respiratore, è utile anche per isolare la cute e gli occhi dagli effetti del fumo o di eventuali sostanze chimiche presenti nell’ambiente.
Video presentazione del dispositivo EEBD di 3M Scott Safety
Nel seguente video potete trovare la presentazione completa di Roberto sull’utilizzo del dispositivo ELSA di 3M Scott Safety. Iscriviti al canale Youtube per vedere altri video sui DPI.
Per informazioni tecniche o commerciali sul dispositivo EEBD di 3M Scott o per un test gratuito Contattami
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