Sommario
Sei certo di utilizzare l’apparecchiatura di protezione delle vie respiratorie (APVR) migliore o ti affidi semplicemente a quella fornita dall’associazione senza verificare se la scelta sia effettivamente la migliore
Eventi recenti hanno evidenziato come la selezione degli APVR più adeguati alla protezione respiratoria possa essere una sfida complessa. Ciò che mi propongo di fare, sia in questo che nei futuri articoli, è fornirti tutte le informazioni necessarie per effettuare una valutazione accurata dei dispositivi più adatti a garantire la tua protezione.
I pericoli per le vie respiratorie sono insidiosi, spesso impercettibili ai nostri sensi. Ad esempio, gas tossici privi di odore, colore o sapore. Oppure sostanze che possono ridurre la disponibilità di ossigeno, così come virus, batteri o particelle fini, possono rappresentare una minaccia grave e potenzialmente letale.
Proteggersi da quello che non si avverte è difficile.
La necessità di una valida azione preventiva attraverso la valutazione del rischio e di una costante disciplina nell’utilizzo dei dispositivi di protezione individuale (DPI) adeguati è fondamentale. Rischi facilmente percepibili, come il pericolo derivante da fiamme, gelo o cadute dall’alto, tendono a indurci ad adottare misure di protezione intuitive. Tuttavia, quando il pericolo non è visibile o immediatamente evidente, aumenta il rischio di non proteggersi in modo adeguato.
I dispositivi per la protezione delle vie respiratorie, da qui in avanti denominati APVR (Apparati per la Protezione delle Vie Respiratorie), rientrano nella categoria dei DPI di terza categoria. Ciò significa che sono progettati per salvaguardare l’operatore da sostanze tossiche e nocive presenti in concentrazioni pericolose nell’ambiente di lavoro. In quanto DPI di terza categoria, gli APVR sono soggetti a specifici requisiti legali che ne disciplinano l’immissione sul mercato, la formazione e l’addestramento del personale, oltre ai controlli periodici.
Scegliere gli APVR in un mercato vastissimo di prodotti
I produttori sono tanti e ciascuno presenta una filosofia costruttiva e di utilizzo diversa dagli altri.
Alcuni prodotti sono specifici per un particolare campo di utilizzo, mentre in un altro campo potrebbero essere meno efficaci.
Soprattutto nel soccorso, dove le azioni sono dinamiche e i fattori di rischio tanti, bisogna scegliere con cura il prodotto che più facilmente si adatta ai vari scenari.
Per approfondire queste tematiche consiglio la lettura dei nostri articoli sui DPI per soccorso e sui DPI per i soccorritori.
Normative tecniche che regolano la costruzione degli APVR
Come sempre, partiamo dalla normativa di riferimento e vediamo come ci viene in aiuto. Queste sono le varie normative tecniche UNI che dobbiamo considerare:
- UNI EN 529:2006: Dispositivi di protezione delle vie respiratorie – Raccomandazioni per la selezione, l’uso, la cura e la manutenzione – Documento guida;
- UNI 11719:2018 Guida alla scelta, all’uso e alla manutenzione degli apparecchi di protezione delle vie respiratorie, in applicazione alla UNI EN 529:2006.
Queste sono invece le varie normative tecniche EN che dobbiamo considerare:
- 149:2009 – Facciali filtranti;
- 140:2000 – Semimaschere;
- 405:2009 – Semimaschere filtranti con filtri fissi ;
- 136:2000 – Maschere pieno facciale;
- 143:2021 – Filtri per particolati;
- 14387:2021 – Filtri gas e combinati;
- 12941:2024 – Elettrorespiratori con cappucci od elmetti;
- 12942:2009 – Elettrorespiratori con maschere;
- 14594:2018 – Airline;
- 137:2007 – Autorespiratori;
- 402:2004 – EEBD;
- 403:2004 – Cappucci di fuga per incendio;
- 14683:2019 – Maschere facciali ad uso medico – Requisiti e metodi di prova.
Quelle che ci sono più utili sono la EN 529 e la EN 11719, che ci danno indicazioni sui criteri di scelta.
Le altre sono tutte norme tecniche che riguardano i test dei singoli dispositivi.
Valutazione del rischio e scelta operativa
Nella valutazione del rischio e nella conseguente scelta degli APVR, bisogna tener conto sia dei fattori oggettivi legati all’ambiente dove si opera, sia dei fattori soggettivi legati al singolo operatore.
Fattori oggettivi per la scelta di un APVR
Per quanto riguarda i fattori oggettivi da considerare nella scelta di un APVR sono i seguenti.
Natura e concentrazione del contaminante
La gestione della sicurezza in ambienti potenzialmente contaminati da gas richiede un approccio metodico e basato sulla conoscenza specifica dei vari tipi di contaminanti e delle loro concentrazioni. Il processo inizia con l’identificazione della natura del gas o del contaminante presente. Alcuni gas, come il metano, il monossido di carbonio e l’anidride carbonica, presentano sfide particolari poiché non possono essere efficacemente filtrati attraverso i metodi convenzionali.
Per affrontare questi tipi di contaminanti, è essenziale l’uso di dispositivi ad adduzione d’aria. Questi dispositivi forniscono all’utente aria pulita da una fonte esterna, bypassando così l’ambiente contaminato e garantendo la sicurezza respiratoria. L’adduzione d’aria si rivela indispensabile in situazioni dove i filtri non possono catturare o neutralizzare efficacemente i contaminanti.
La valutazione della concentrazione del contaminante è il passo successivo cruciale.
Se la concentrazione del gas nell’ambiente è elevata, anche i dispositivi filtranti più avanzati potrebbero non offrire una protezione adeguata. In tali circostanze, diventa imperativo ricorrere a soluzioni che forniscano aria respirabile pulita da una fonte esterna sicura. Questo è particolarmente vero in situazioni dove l’alta concentrazione di gas potrebbe portare a rischi aggiuntivi, come l’esplosione, rendendo ancora più critica la necessità di un approccio cauto.È fondamentale anche riconoscere i limiti e i pericoli intrinseci nel tentare di accedere o lavorare in zone ad alta concentrazione di gas senza le misure di sicurezza appropriate. In circostanze in cui esiste il rischio di esplosione o di altri pericoli gravi, l’accesso all’area contaminata deve essere categoricamente vietato fino a quando non sia stata effettuata una completa bonifica e l’ambiente sia stato reso sicuro.
Per tutte queste valutazioni è necessario avere a disposizione un rilevatore di gas e delle opportune tabelle che ci aiutino nella scelta.
Infatti, su queste tabelle, per ogni sostanza sono identificati degli indici che ci dicono se la sostanza è filtrabile o meno. Oppure ci dicono se è infiammabile, in che percentuale e quali sono gli indici di pericolosità
Nel caso in cui la sostanza sia filtrabile, gli indici indicati sono 3:
- il TLV-TWA (Time Weighted Average), ossia la concentrazione media ponderata alla quale la persona si può esporre nelle 8 ore giornaliere per 40 ore settimanali, per un’intera vita lavorativa (40 anni);
- il TLW-STEL (Short Term Exposure Limit), ossia il valore massimo ammissibile per esposizioni di durata massima di 15 min. per non più di 4 volte al giorno, con intervalli tra un’esposizione e la successiva non inferiori a 60 minuti;
- il IDLH (Immediately Dangerous for Life and Health) che indica la concentrazione che non deve essere mai superata neppure per brevi periodi.
Con un sistema di rilevazione si campiona l’aria e si rileva la presenza e la concentrazione delle sostanze inquinanti.
Successivamente, in base a questi parametri sceglieremo l’APVR più adatto.
Campo visivo
Nel contesto di un’operazione di soccorso, disporre di una visuale quanto più ampia possibile è fondamentale. L’uso di una maschera facciale, per esempio, oltre a creare disagio per la pressione esercitata sul viso per lunghi periodi, comporta una notevole riduzione della visione periferica. In molte situazioni, potrebbe risultare più vantaggioso adottare un sistema di filtrazione dell’aria dotato di un cappuccio ventilato, che offre un campo visivo molto più esteso e fornisce un flusso di aria fresca direttamente sul volto. Inoltre, la visibilità può essere compromessa dalla qualità ottica non ottimale della copertura dello schermo visivo.
Alcuni compiti richiedono un’attenzione speciale alle esigenze visive.
Quando i soccorritori necessitano di vedere dettagli come luci di avvertimento, leggere un testo, valutare i parametri di un paziente, eccetera, è necessaria una copertura per gli occhi di ottima qualità.
Oppure può essere richiesto un ampio campo visivo per salire o scendere le scale oppure dove sia presente il movimento di veicoli o impianti.
Condizioni climatiche
Le condizioni climatiche influiscono sia sulla resa dei filtri che sulla comodità di utilizzo degli APVR.
Caldo, freddo e umidità sono fattori che devono essere tenuti in debita considerazione. Un’umidità eccessiva, ad esempio, può intasare un filtro polvere molto velocemente.
In condizioni di ambiente caldo e magari anche umido, portare un respiratore può non essere confortevole, soprattutto se si tratta di maschere o semimaschere.
Anche la semplice attività inspiratoria diventa faticosa, dovendo vincere la resistenza data dal filtro.
Se l’utilizzo si prevede per una lunga durata, vale la pena valutare dispositivi con sistemi ventilati o con adduzione di aria a flusso continuo che, oltre a fornire aria respirabile senza affaticare l’operatore, creano un flusso di aria più fresca all’interno del respiratore.
Nel caso di utilizzo di autorespiratore, bisogna considerare che l’aria delle bombole o del compressore è particolarmente secca e pertanto, in caso di uso prolungato, porta facilmente alla disidratazione.
Interazione con altri DPI
Se oltre agli APVR devo usare un casco protettivo, un’imbracatura e/o una tuta anticontaminazione, i DPI devono poter lavorare e interagire tra di loro senza che nessuno di essi interferisca con il corretto funzionamento dell’altro.
In questo modo, l’attacco anticaduta rimane esposto anche con l’utilizzo di una tuta monouso, una tuta AIB o un autorespiratore.
Se devo indossare una tuta monouso o degli occhiali di protezione, dovrò prestare attenzione che non interferiscano con la tenuta ermetica del respiratore.
Comunicazione
La comunicazione verbale o visiva tra i soccorritori è fondamentale.
I dispositivi di protezione delle vie respiratorie generalmente impediscono la comunicazione verbale, può essere richiesta una valutazione dei rischi aggiuntiva.
Diventa difficoltoso anche il riconoscimento dei colleghi, perché una buona parte del volto è coperta.
La comunicazione può essere migliorata scegliendo dispositivi con sistemi di trasmissione verbale, modelli che incorporano microfoni e amplificatori, o modelli con sistemi di collegamento alle radio.
Alcuni dispositivi, come i filtranti a motore con cappuccio, impediscono meno la comunicazione dal momento che l’intera faccia può rimanere visibile.
Lo svantaggio di questi è per chi lo indossa soprattutto se il cappuccio racchiude anche le orecchie.
Dove la comunicazione verbale risulta difficile, può essere richiesto un sistema con segnali visivi.
Bisogna tenere in considerazione che, quando i soccorritori trovano la comunicazione difficile, esiste la tentazione di togliere il dispositivo anche nelle aree esposte ai contaminanti.
Tempo di utilizzo
Tutte le valutazioni che abbiamo descritto fin qui sono da valutare in un contesto dinamico.
Più il tempo di utilizzo aumenta e più diminuisce il comfort per l’operatore.
Fattori soggettivi nella scelta degli APVR
Ci sono poi valutazioni soggettive di cui bisogna tenere conto nella scelta di un APVR.
Idoneità fisica all’uso degli APVR
Problemi cardiovascolari, malattie apparato respiratorio, infezioni tratto respiratorio superiore, epilessia, depressione grave, claustrofobia, alterazione vista e/o udito, vertigini, problemi di equilibrio.
Se ho problemi alle vie respiratorie, anche un banale raffreddore, quel giorno non potrò usare un filtro per la protezione da un gas.
Perché, come vedremo più avanti, l’unico modo per sapere se il filtro funziona, è quando avverto l’odore o il sapore del contaminante.
Se ho un raffreddore, questa sensibilità è inibita pertanto dovrò usare un dispositivo ad adduzione d’aria.
Caratteristiche del viso
Irregolarità, cicatrici o peli facciali non rasati. Usare dispositivi che non presuppongono una tenuta facciale ermetica. Con barba, baffi, capelli lunghi, basette, ecc. non si possono usare facciali filtranti, maschere o semimaschere.
Obbligatoriamente dovrò usare sistemi che permettano l’utilizzo di un cappuccio completo.
Occhiali
Verificare la compatibilità o usare dispositivi con cappuccio.
Lenti a contatto
Con un APVR si potrebbe soffrire di eccessiva secchezza degli occhi a causa del flusso d’aria, soprattutto nell’utilizzo di sistemi ad adduzione d’aria.
Attenzione allo spostamento dei lenti.
Accessori non DPI
Catenine, orologi, piercing, turbanti, orecchini, cellulari, eccetera potrebbero causare problemi di impigliamento.
Il Fit test per l’uso degli APVR
Proprio per valutare le caratteristiche soggettive, con la EN 11719:2018 è stato introdotto l’obbligo del Fit Test, ovvero il test di adattabilità del respiratore.
Serve per valutare se il respiratore scelto si adatta correttamente al volto dell’operatore e lo protegge in maniera adeguata.
Dovrebbe essere eseguito almeno una volta all’anno da una persona competente che sia stata formata e sia in grado di valutare correttamente i risultati.
Esistono due tipi di test per APVR: Qualitativo e Quantitativo
Il test Qualitativo è il più semplice. Vale solo per facciali filtranti e semimaschere ed è soggettivo perché si basa sulla percezione di una sostanza.
Ha una durata media di dieci minuti e può essere eseguito su più persone contemporaneamente.
test si svolge in due fasi.
Nella prima fase si fa indossare al soggetto un apposito cappuccio.
Gli si chiede di tenere la bocca leggermente aperta e la lingua appena fuori. Si nebulizza in cicli da dieci spruzzi all’interno del cappuccio una sostanza dolce o amara e si annota dopo quanti spruzzi il soggetto avverte la sostanza.
Se dopo tre cicli (30 spruzzi) il soggetto non ha rilevato la sostanza, né quella dolce né quella amara, significa che non può usare dispositivi filtranti.
Potrebbe essere semplicemente una fase transitoria, perché magari il soggetto ha un raffreddore o qualche altra infezione alle vie respiratorie.
Il test dovrà essere ripetuto più avanti.
Nella seconda fase si fa indossare il respiratore sotto al cappuccio.
Oltre al respiratore si fanno indossare anche eventuali altri DPI che l’operatore potrebbe indossare: occhiali, casco, ecc.
Si nebulizza all’interno del cappuccio la stessa sostanza tante volte quante sono state necessarie nella fase precedente per avvertire la sostanza.
Dopodiché gli si chiede di fare sette azioni per un minuto ciascuna:
- respirare normalmente;
- respirare profondamente:
- muovere la testa in orizzontale;
- muovere la testa in verticale;
- leggere un testo;
- chinarsi in avanti;
- ancora respirare normalmente.
Nel frattempo, ogni 30’’ si spruzza la sostanza all’interno del cappuccio per la metà del valore iniziale.
Se alla fine dei movimenti il soggetto non ha avvertito la sostanza, il test è passato.
Il test quantitativo è più preciso perché è oggettivo e si basa sul conteggio delle particelle all’esterno e all’interno del respiratore.
Necessita però di una apparecchiatura costosa, l’esame è più complesso e può essere eseguito solo su un soggetto alla volta. È valido per tutti i tipi di respiratore.
Anche in questo caso, durante la prova devono essere indossati tutti i DPI usati normalmente e che potrebbero interferire con il buon funzionamento del respiratore.
L’apparecchiatura ha due tubi: uno che misura le particelle esterne alla maschera e uno all’interno, posizionato tra il naso e la bocca del soggetto.
Alla fine del test è emesso un rapporto di prova con un valore (Fit Factor).
Ne esistono di diversi modelli con i quali si possono fare tre tipi di test quantitativi diversi:
1. Pressione negativa;
- per maschere, semimaschere
- Misura le perdite attraverso il facciale per determinare la tenuta sul volto
- Il soggetto esegue sette esercizi, e dopo ciascuno trattiene il respiro per 5 secondi
- Durante l’apnea una pompa aspira l’aria e verifica le perdite verso l’interno, misurando le particelle presenti nell’aria ambiente e quelle presenti all’interno del respiratore;
- Il Fit factor per Semimaschere deve essere inferiore 100, per le maschere a 500
Variante REDON
- Anziché sette esercizi il soggetto esegue ne esegue solo 3:
- respirare normalmente per 1 minuto, trattenere il respiro per 10 secondi
- piegarsi per 30 secondi e trattenere respiro per 10 secondi,
- scuotimento della testa per 5 secondi parlando e trattenere il respiro per 10 secondi;
- il test è ripetuto due volte mettendo e togliendo gli APVR;
- si misurano le particelle all’esterno del respiratore e all’interno e si ottiene un rapporto tra i due valori (Fit Factor);
- il Fit Factor per le semimaschere deve essere inferiore a 100, per le maschere a 500.
2. Metodo Camera di prova;
- solo per semimaschere, maschere facciali e Facciali filtranti FFP3
- è eseguito in una camera di test dove viene immessa una sostanza nell’aria ambiente;
- Si eseguono gli stessi test previsti dalle norme tecniche di ciascun dispositivo
- si misurano le particelle all’esterno del respiratore e all’interno e si ottiene un rapporto tra i due valori (Fit Factor);
- il Fit Factor per le semimaschere deve essere inferiore 100, per le maschere a 2000 (esempio per semimaschera: se la concentrazione esterna è di 1000 ppm, all’interno non deve essere più di 10 ppm);
3. Metodo Conteggio delle particelle;
- Per tutti i tipi di respiratore
- Il soggetto esegue gli stessi esercizi del test qualitativo, si misurano le particelle all’esterno del respiratore e all’interno e si ottiene un rapporto tra i due valori (Fit Factor);
- il Fit Factor per le semimaschere deve essere inferiore a 100, per le maschere a 2000.
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